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venerdì 19 giugno 2009

Omicidio Roma due fidanzatini in scooter: Pena dimezzata al pirata della strada "E' omicidio colposo, non volontario"

Roma, 18 giugno 2009 - È stata ridotta a cinque anni di reclusione (rispetto ai dieci inflitti in primo grado) la pena per il ‘pirata' della strada Stefano Lucidi che la sera del 22 maggio del 2008 a bordo di una Mercedes uccise i due fidanzati di 22 anni, Flaminia Giordani e Alessio Giuliani che viaggiavano su uno scooter, all’incrocio tra via Nomentana e viale Regina Margherita.

La riduzione della pena è stata decisa dalla prima corte d’assise d’appello di Roma che ha attribuito all’imputato il reato di duplice omicidio colposo, e non più quello volontario con dolo eventuale.

Stefano Lucidi, che era presente in aula al momento della sentenza, rimarrà per il momento in carcere mentre il presidente Antonio Cappiello della prima corte d’assise d’appello ha disposto la trasmissione degli atti alla procura per il reato di omissione di soccorso. La sentenza di primo grado, emessa lo scorso novembre dal gup Marina Finiti con il rito abbreviato, era la prima che riconosceva l’omicidio volontario in caso di morti per incidente stradale.

La corte ha invece recepito le argomentazioni del difensore di Lucidi, l’avvocato Franco Coppi (nominato per l’appello al posto del collega Basilio Fiore) secondo cui il grave episodio avvenuto la sera del 22 maggio 2008 «doveva essere ricondotto nello schema dell’omicidio colposo e non quindi del dolo come stabilito dalla sentenza di primo grado».

"Dire che un soggetto passa con il rosso - ha spiegato il penalista - e che quindi non può non aver previsto l’evento, non significa aver dimostrato la presenza del dolo. Questo incidente va inquadrato nella colpa. Lucidi doveva fermarsi e non si è fermato. Doveva rallentare e non ha rallentato. E anche se avesse visto il motorino, che ha comunque visto all’ultimo momento, e avesse fatto il calcolo di riuscire a passarlo, saremmo ancora una volta nell’ambito della colpa. La sentenza di primo grado ha voluto introdurre la distinzione tra errore ragionevole e irragionevole ma dove c’è l’errore non può in ogni caso esserci il dolo».

Alla lettura della sentenza, i genitori dei due ragazzi uccisi hanno reagito con compostezza, nonostante l’evidente dispiacere per la pena ridotta. Lasciata l’aula, però, la mamma di Flaminia ha voluto sfogarsi con i giornalisti: «Dalla sentenza di primo grado - ha detto la signora in lacrime - era emerso un messaggio di giustizia, di dignità della vita umana. Non è possibile che oggi i giudici possano aver sputato in faccia alla gente. La sentenza del gup era stata talmente una tappa sofferta osannata da tutta Italia, come è possibile che oggi si siano presi una responsabilità del genere? Oggi tutto è stato smentito spudoratamente. Mia figlia non c’è più e credevo che la sua vota potesse valere per la vita di tutti gli altri».

Dello stesso tenore anche il papà di Flaminia: «Con la sentenza di oggi non mi considero più italiano, brucerò la scheda elettorale. La contestazione di omicidio volontario poteva diventare un esempio per casi analoghi». (Cit. da fonte agi)

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