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lunedì 29 giugno 2009

Corte dei Conti “Il fenomeno della Corruzione non finisce….”

ROMA. La corruzione "dilagante" nella pubblica amministrazione è una tassa "occulta e immorale" che vale oltre 60 miliardi l'anno prelevati direttamente dalle tasche di ignari cittadini. L'allarme lo lancia la Corte dei Conti che ieri ha presentato il giudizio sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio del 2008.
Ma la corruzione non è l'unico "peso" che i cittadini italiani devono sopportare: in un momento come quello attuale di crisi economica un'altra cifra "monstre" allarma la Corte: 100 miliardi l'anno sottratti all'erario attraverso l'evasione fiscale. Insomma un peso enorme (oltre 160 miliardi l'anno) che se abbattuti consentirebbero di far ripartire immediatamente l'economia italiana.
La corruzione all'interno della P.A. - dice il Procuratore generale, Furio Pasqualucci - è un fenomeno "rilevante e gravido di conseguenze in tempi di crisi". La Corte dei Conti valuta che il fenomeno possa superare 50-60 miliardi di euro l'anno, come stima il Servizio anti-corruzione e trasparenza del ministero della pubblica amministrazione. Si tratta -aggiunge Pasqualucci - di "una vera e propria tassa immorale ed occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini".
Ma il costo maggiore da pagare alla corruzione "non è monetizzabile" e si tratta del "danno che la corruzione arreca alla Pubblica amministrazione sul piano dell'immagine, della moralità e della fiducia". Un danno consistente che rischia di "ostacolare, soprattutto al Sud, investimenti esteri". Per fronteggiare la situazione "data la vastità del fenomeno corruttivo" va posta in essere "una decisa azione di contrasto". Ma la Magistratura contabile evidenzia "l'insufficienza dell'azione repressiva" che arriva solo dopo che il danno si è verificato. Nella "classifica" della corruzione la Corte dei Conti ricorda che tra le prime 5 regioni per numero di denunce spiccano nell'ordine, la Sicilia (13,07% del totale delle denunce); la Campania (11,46%); la Puglia, (9,44%); la Calabria (8,19%) con un'unica regione del Nord che é la Lombardia con il 9,39% del totale delle denunce. Secondo i dati della Guardia di Finanza nel 2008 sono stati denunciati 3.224 pubblici ufficiali per reati contro la P.A. mentre i Carabinieri hanno scovato 2.137 funzionari infedeli.
Sempre nel 2008 sono tuttavia aumentati i processi e le condanne per corruzione. In particolare le condanne sono state in tutto 68 ed hanno consentito di recuperare oltre 117 milioni di euro con un "notevolissimo incremento" sul 2007 quando erano stati recuperati 18,8 milioni. Anche sul fronte evasione i "numeri" sono impressionanti: oltre 100 miliardi l'anno di mancato incasso.
L'evasione fiscale - dice Pasqualucci - è "un vero e proprio tesoro che ove acquisito all'erario risolverebbe non pochi problemi consentendo una sollecita riduzione del debito, una riduzione della pressione fiscale e d un incremento delle spese in conto capitale tale da rilanciare l'economia". Pasqualucci ricorda però la grande difficoltà che questo recupero incontrerebbe almeno nella tempistica. Non sarà dunque possibile impiegare risorse dalla lotta all'evasione per fronteggiare la crisi economica.
Pasqualucci ricorda che i suggerimenti che arrivano dagli economisti individuano risorse utilizzabili in un "forte recupero dell'area dell'evasione fiscale, l'alienazione di beni del patrimonio pubblico ed una più incisiva riforma pensionistica". Ma secondo il procuratore generale si tratta di "ipotesi più o meno suggestive che vanno considerate con attenzione ma anche con doveroso realismo". Il ministero dell'economia - ricorda la Corte - valutava il valore aggiunto dell'economia sommersa in Italia a quasi il 18% del Pil: "In termini di gettito si tratta di almeno sette punti percentuali corrispondenti ad oltre 100 miliardi di euro l'anno".
La Magistratura contabile non nasconde però un certo "scetticismo quantomeno sulla rapidità su cui sarà possibile recuperare l'area dell'evasione" e ricorda la "straordinarietà di questo obiettivo che dovrebbe essere considerato naturale e ordinario; l'indebolimento dell'apparato sanzionatorio e degli studi di settore; e un'ulteriore azione di freno delle risorse assegnate alle agenzie fiscali". (America Oggi)

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