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Saluti Justice81

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mercoledì 3 luglio 2013

Gli obiettivi del governo in materia di occupazione e riforma del lavoro nella manovra del 26 giugno 2013

Le novità in materia di occupazione e riforma del lavoro, varate nel decreto legge del 26 giugno 2013, evidenziano l’impegno del governo a realizzare numerosi obiettivi. In primo luogo va rilevato come essi mirino ad aumentare il contenuto occupazionale della ripresa, accelerando la creazione di posti di lavoro, soprattutto a tempo indeterminato; essi perseguono altresì la finalità di creare nuove opportunità di lavoro e di formazione per i giovani, per ridurre la disoccupazione e l’inattività, favorendo l’alternanza scuola-lavoro. La manovra vuole anche sostenere il reinserimento lavorativo di chi fruisce di ammortizzatori sociali, incentivando le assunzioni di categorie deboli della società: a tal proposito è previsto un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità. Il decreto legge interviene inoltre a potenziare il sistema delle politiche attive del lavoro, per aumentare le tutele dei lavoratori e migliorare la trasparenza e l’efficienza dei meccanismi di conciliazione in caso di licenziamento. Gli interventi previsti nel provvedimento rappresentano solo il primo passo della strategia del Governo per aumentare l’occupazione, specialmente giovanile, ridurre l’inattività ed attenuare il disagio sociale. Il Governo si riserva, altresì, di adottare ulteriori misure quando le istituzioni europee avranno definito le regole per l’utilizzo dei fondi strutturali relativi al periodo 2014-2020, nonché di quelli per la “youth guarantee”. Infine il decreto legge, in ottemperanza alle raccomandazioni rivolte all’Italia dalla Commissione europea il 29 maggio 2013, nel quadro della procedura di coordinamento delle riforme economiche per la competitività, prevede un massiccio intervento finalizzato a sostenere il reddito delle persone fortemente in difficoltà, specialmente nel Mezzogiorno, area notoriamente caratterizzata da tassi di povertà molto elevati.

Quanto agli strumenti adottati nella manovra del Governo essi consistono in primo luogo nella previsione di contributi per i nuovi contratti a tempo indeterminato; a tal proposito il decreto legge prevede lo stanziamento di 794 milioni di euro nel quadriennio 2013-2016 (500 milioni per le regioni del Mezzogiorno, 294 milioni per le restanti), al fine di incentivare l’assunzione di lavoratori-giovani in età compresa tra i 18 e i 29 anni, a condizioni però che sussistano almeno una di queste condizioni:  a)  il giovane non deve aver goduto di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi;  b) il lavoratore deve essere privo di un diploma di scuola media superiore o professionale;  c) il giovane-lavoratore deve vivere da solo con una o più persone a carico. L’incentivo a favore del datore di lavoro è pari a un terzo della retribuzione lorda complessiva imponibile ai fini previdenziali per un periodo di 18 mesi e non può superare i 650 euro per lavoratore. Se, invece, il datore di lavoro trasforma un contratto in essere da determinato ad “indeterminato” il periodo di incentivazione è di 12 mesi: si prevede dunque che alla trasformazione debba comunque corrispondere un’ulteriore assunzione di lavoratore. Di particolare interesse poi gli interventi di riforma del mercato del lavoro, che consistono in una parziale modifica di taluni istituti della legge n. 92/2012 (c.d. riforma Fornero), in primis quelli volti a chiarire la natura dei contratti e di semplificazione. Il provvedimento poi interviene in modo particolare sui contratti a termine e di somministrazione (abrogando il divieto di proroga del contratto “acausale”); sui contratti di lavoro intermittente, lavoro a progetto e lavoro accessorio. Degno di nota a tal riguardo il tentativo di ridefinire la figura contrattuale dell’apprendistato professionalizzante.

A tal fine il Governo, al fine di regolamentare in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale la disciplina dell’apprendistato, come risultante dal D.lgs.n.167/2011, ha previsto che entro il 30 settembre 2013 la conferenza Stato-Regioni adotti le linee guida per disciplinare il contratto di apprendistato professionalizzante: infatti sarà questa la fattispecie contrattuale che le piccole e medie imprese e le microimprese dovranno adottare entro il 31 dicembre 2015. Nel provvedimento poi si rileva l’intervento volto a rafforzare le tutele per i lavoratori e migliorare la trasparenza. In particolare si prevede che la mancata presentazione di una delle parti, in caso di tentativo di conciliazione, sarà valutata dal giudice nella sua decisione finale; inoltre si estendono anche ai co.co.pro. le norme contro le cosiddette “dimissioni in bianco”; sono introdotti il monitoraggio dei contratti aziendali con deposito obbligatorio presso le direzioni territoriali del lavoro, nonché l’obbligatorietà delle comunicazioni relative all’assunzione, cessazione, trasformazione e proroga dei contratti  e della loro validità ad ogni  effetto di legge. La manovra reca poi gli incentivi a favore dei  tirocini formativi, con la prevista costituzione “fino al 31 dicembre 2015” di un fondo di 2 milioni di euro annui, istituito presso il Ministero del lavoro, per permettere alle amministrazioni, che non abbiano a tal fine risorse proprie, di corrispondere le indennità per la partecipazione ai tirocini formativi. È stata altresì autorizzata la spesa di 15 milioni di euro per promuovere l’alternanza tra studio e lavoro e quindi l’attività di tirocinio curriculare per gli studenti iscritti ai corsi di laurea nell’anno 2013-2014.....

Avv. Maurizio Danza

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Tratto interamente da LaPrevidenza.it, 03/07/2013

lunedì 8 ottobre 2012

Pensioni, Fornero avverte i partiti: "No a passi indietro sulla riforma"

 

Milano, 8 ottobre 2012

Occorre fare ''ogni sforzo per evitare anche il solo rischio di adottare misure che potrebbero avere l'effetto di compromettere gli sforzi di stabilizzazione finanziaria sin qui profusi dal Parlamento, dal governo e dal paese''

E' quanto scrive il ministro del Welfare, Elsa Fornero, in una lettera del 7 agosto indirizzata alla commissione Lavoro di Montecitorio sul tema degli esodati.

Nel mirino del ministro il ddl approdato oggi in aula alla Camera a firma dell'ex ministro Damiano e condiviso da Pd, Pdl, Udc e opposizioni. Nel testo, che di fatto rivede la normativa sulle pensioni, sono previsti una serie di scalini per consentire ai lavoratori di 58 anni di andare in pensione con 35 anni di contributi fino al 2017.

La riforma delle pensioni varata dal governo Monti "è la più grande operazione di riequilibrio fra generazioni mai fatta negli ultimi decenni in questo Paese", dice ancora il ministro del Lavoro, intervenendo a un convegno sulle pensioni all'università Bocconi di Milano. "Il senso di questo riforma è di dare meno ai padri e più ai figli", rimediando a "riforme poco lungimiranti fatte in passato".

Per Fornero la riforma "è stata dura ma non ha generato uno sciopero generale. I sindacati sono stati scontenti ma hanno sostanzialmente accettato questa riforma e questo gli va riconosciuto". Per il ministro del Lavoro la riforma "anche rispetto all'equità ha sempre cercato di dare una risposta forte, con una visione sulla parte debole e senza asservimenti alle ragioni dei vincoli finanziari".

Poi il ministro apre sulla questione egli esodati: "Il governo è pienamente disponibile a discutere caso per caso il problema". "Ci sono persone in seria difficoltà e vanno tutelate", spiega infatti la Fornero. "Altre persone invece -ha continuato- sono uscite con buonuscite e pensioni generose. Bisogna mettersi a un tavolo, guardare i numeri, occuparsi delle persone che sono piu' in difficoltà e poi discutere pacatamente degli altri casi".

Intanto la coalizione guidata da Monti ha convocato le parti sociali, imprese e sindacati, per un incontro sulla Legge di Stabilità, domani alle 16,30 nella sala verde di Palazzo Chigi.

Fonte: (Adnkronos/Ign)

venerdì 27 aprile 2012

Delitto di Via Poma, Assoluzione di Busco.

Assoluzione di Busco. Tutto ricomincia da zero.

Ecco una cronologia delle principali tappe della vicenda

Dopo quasi 22 anni non c'è ancora un colpevole per il delitto di via Poma. Con l'assoluzione in appello di Raniero Busco - che in primo grado era stato condannato a 24 anni - riparte la caccia al responsabile dell'omicidio di Simonetta Cesaroni. Sempre ammesso che l'assassino sia ancora vivo a così grande distanza di tempo dal delitto. Ecco una cronologia delle principali tappe della
vicenda.
7 agosto 1990

In via Poma, a Roma, nell'ufficio dell'Associazione Alberghi della gioventù, viene uccisa Simonetta Cesaroni, 21 anni. Il cadavere viene trovato per l'insistenza della sorella Paola, preoccupata per il suo ritardo. Simonetta è nuda, ma non ha subito violenza sessuale. Il suo corpo è stato trafitto con 29 colpi di tagliacarte, vibrati quasi dappertutto.
10 agosto 1990
Viene fermato Pietrino Vanacore, uno dei portieri dello stabile di via Poma, che sarà scarcerato il 30 agosto.
8 ottobre 1990
Consegnati i risultati dell'autopsia. Il cadavere presenta una lesione ad un'arcata sopraccigliare e diverse ecchimosi. La morte, avvenuta tra le 18 e le 18,30, è dovuta alle coltellate, vibrate sul corpo senza vestiti.
16 novembre 1990
Il pm Catalani chiede l'archiviazione della posizione di Salvatore Volponi, datore di lavoro di Simonetta.
26 aprile 1991
Il gip Giuseppe Pizzuti accoglie la richiesta di Catalani e archivia gli atti riguardanti Pietrino Vanacore e altre cinque persone. Il fascicolo resta aperto contro ignoti.

3 aprile 1992

Avviso di garanzia per Federico Valle, nipote dell'architetto Cesare Valle, che abita nel palazzo di via Poma e che la notte del delitto ha ospitato Vanacore. Valle è chiamato in causa dall'austriaco Roland Voller.

16 giugno 1993

Il gip Antonio Cappiello proscioglie Valle per non aver commesso il fatto e Vanacore perchè il fatto non sussiste.
30 gennaio 1995
Escono di scena definitivamente Valle e Vanacore: la Cassazione conferma infatti la decisione della Corte d'appello di non rinviare a giudizio i due indiziati.
20 agosto 2005
Claudio Cesaroni, padre di Simonetta, muore per una pancreatite.
12 gennaio 2007
La trasmissione di Canale 5 Matrix rivela che dalle analisi del Ris di Parma sarebbe emerso che il Dna trovato sugli indumenti di Simonetta è dell'ex fidanzato Raniero Busco. Simonetta inoltre non sarebbe morta alle 18, ma alle 16. Il pm Cavallone decide di querelare Enrico Mentana, conduttore di Matrix, per le rivelazioni.
6 settembre 2007
Busco è iscritto dalla procura di Roma sul registro degli indagati per omicidio volontario. L'uomo si proclama innocente.
28 maggio 2009
La procura di Roma chiede il rinvio a giudizio di Raniero Busco.
3 febbraio 2010
In Corte d'assise comincia il processo. Imputato per omicidio volontario Raniero Busco.

9 marzo 2010

Vanacore si suicida gettandosi in acqua a Torre Ovo, in provincia di Taranto, dove risiedeva da anni. L'ex portiere di via Poma lascia due bigliettini con scritto «Venti anni di sofferenza e sospetti portano al suicidio». Pochi giorni dopo avrebbe dovuto testimoniare al processo. Nell'ottobre del 2008 la sua casa in Puglia era stata perquisita nell'ambito di una nuova inchiesta a suo carico, poi archiviata.
26 gennaio 2011
Busco viene condannato a 24 anni di carcere. Decisivi gli elementi portati dal Ris e l'assenza di un alibi riscontrabile dell'imputato nelle ore
decisive del giorno del delitto.

27 marzo 2012

Una nuova perizia disposta dalla Corte d'Appello sembra demolire le certezze degli esperti dell'accusa nel processo di primo grado. Le tracce sul corpetto di Simonetta sono di Busco, ma anche di altri due uomini da identificare. Non è dimostrato che fosse traccia di un morso sul seno della ragazza, secondo i periti.
27 aprile 2012, oggi
Busco viene assolto in appello «per non aver commesso il fatto». Pianto e commozione dell'imputato e dei suoi familiari ed amici alla lettura della sentenza che ribalta il pronunciamento dei giudici di primo grado. Il procuratore generale non esclude il ricorso in Cassazione.

Tratto da: La Stampa.it

giovedì 5 aprile 2012

“Farete la fine di Falcone". Torna la paura del terrorismo

Torna la paura del terrorismo stampo anni Settanta. Secondo quanto può riferire in anteprima Affaritaliani.it, una busta anonima contenente polvere da sparo è stata inviata questa mattina alla direzione della sede Rai di Genova di corso Europa. Il plico, proveniente da Roma, conteneva due fogli dattiloscritti redatti in maniera fittissima. La busta reca come mittente la SABER Srl, una società con sede in via Aurelia a Roma ed è stata spedita con un francobollo da 70 centesimi. Anche i fogli sono su carta intestata della società.

E' stata utilizzata una vecchia macchina da scrivere Olivetti, il modello utilizzato dai rivoluzionari degli anni '70, e i bigliettini hanno uno stile molto simile a quelli delle Brigate Rosse degli anni Settanta e Ottanta. Anche il contenuto ha un linguaggio molto forte e di stampo brigatista.

La lettera è stata aperta direttamente dalla segreteria della Rai di Genova che ha in seguito allertato i carabinieri. Sul posto sono intervenuti i militari del nucleo radiomobile ed i colleghi del nucleo artificieri che hanno aperto la busta. Nelle due pagine all'interno si ripercorrono gli attentati ai giudici Falcone e Borsellino e il rapimento di Aldo Moro. Si annunciano nuovi atti dimostrativi: "Farete la fine di Falcone e di sua moglie Francesca Morvillo". Tra le righe molti gli attacchi ai partiti e alle banche: "Affamate la gente. Bisogna eliminarvi".

Il dattiloscritto ha una firma semi-incomprensibile, simile a "I nove italiani". Insieme alla lettera c'era anche una busta di plastica con polvere scura. La Digos ha esaminato la sostanza e ha riscontrato che si tratta di una polvere esplosiva, della quale i mittenti sostengono di possedere "625 chilogrammi". E' stata informata dell'accaduto anche Lorenza Lei, il direttore generale della Rai. Accertamenti sono in corso da parte dei carabinieri per riuscire a risalire agli autori della missiva inviata da Genova.

Affaritaliani.it è in grado di dare in anteprima il testo del volantino di minacce: "Non siamo sposati, non abbiamo figli, non abbiamo mutui da pagare, non abbiamo nulla da perdere. Siamo pronti a liberare l'Italia da questa feccia dei partiti e dalle banche". Nel testo si attacca tutta la grande imprenditoria, con una curiosa eccezione a favore di Tod's e Della Valle: "Lui è uno dei pochi che fa gli interessi dei lavoratori".

"Se pensiamo che con circa 400 kg si possono distruggere 50 metri di autostrada compreso ciò che vi transita, fatevi i vostri calcoli sapendo che noi abbiamo 675 kg. Non siamo come coloro che negli anni Settanta seguivano le folli sentenze in nome del nulla e lasciavano volantini in cabine telefoniche. Noi ciò che andremo a fare lo anticipiamo sicuri di non pregiudicare il nostro programma. Non abbiamo nulla contro la magistratura e contro gli imprenditori, quelli grandi e che bene o male danno da mangiare al popolo: Della Valle, Benetton, Ferrero, Agnelli. Noi andremo a scremare quella classe che con il loro stipendio, bonus, ingaggio, pensione e soprattutto pseudocapacità di fare qualcosa per questo Paese per primo pensano al vile denaro, alla loro posizione e a quella delle loro generazioni future. E poi, infine e forse, anche al bene dell'Italia".

L'attacco alla classe dirigente è fortissimo: "Questi sono il cancro, il disonore, la presa per il culo per circa 60 milioni di italiani, paurosi e pecoroni, incapaci di reazione alcuna. Terrorizzati dalla possibilità di perdere il loro niente col quale vanno avanti. Noi siamo nove che stanno fuori dal branco, che cantano fuori dal coro con una fortuna sola: la pensiamo tutti allo stesso modo fino alla fine del nostro programma. Niente cellulare, niente bancomat, niente carte di credito, nessun figlio a casa che patirà la fame e la vergogna a causa nostra, niente mutuo non pagato che ci fa perdere la tanto agognata casetta, nessun Capo, nessun servo. Siamno pronti al sacrificio. E non è presunzione ma contro di noi lo Stato arriverà sempre secondo come sempre è arrivato secondo".

Il gruppo descrive un altro elemento della propria formazione: "Noi non abbiamo nemici, questa è la nostra forza. Attenti a tutto quello che è successo negli anni, silenziosamente presenti. Abbiamo imparato ciò che si doveva dalla Renault 5 di via Caetani. Sempre solo pronti a imparare e mai a giudicare. La forumula di colpirne quindici per educarne 1500 non l'abbiamo inventata noi, ma è stata scritta duemila anni fa da italiani e molto, molto messa in pratica. Meditate, gente cara. Non è segno di arroganza e nemmeno una sfida alle forze dell'ordine. Quattro di noi hanno indossato varie divise e hanno visto il film anche dalla cabina di proiezione, ma noi siamo sicuri che non riuscirete a proteggere coloro che abbiamo nel nostro mirino. Per un semplice motivo: non sapete né dove, né quando colpiremo".

Le minacce si fanno più circostanziate: "Non sprecheremo certo 675 chili di esplosivo piazzandolo in piazza Montecitorio. Ci verrebbe anche facile ma non siamo stragisti come lo Stato italiano dagli anni '70 a oggi. Tutte operazioni chirurgiche le nostre, "one by one". E poi infine visto che non vogliamo essere catalogati come "parolai" e "farneticatori", non faremo ritrovare il volantino "del caso" in una cabina telefonica. Noi faremo semplicemente un bel botto umilmente da un chilogrammo e poi starà a voi moltiplicare per 675 volte".

Il discorso passa poi in prima persona: "C'è voluto molto, temo troppo, tempo a mettere assieme dieci persone. Ci manca molto uno di noi, passato a miglior vita. E' stato colui che ha dato un apporto importante per ciò che riguarda l'approvigionamento del materiale in nostro possesso. Era il nostro artificiere capo. Siamo rimasti in nove: un chimico, un tecnico elettronico, un informatico, un perito meccanico, tre militari, un campione di tiro e un esperto di armi. Non abbiamo timore di non esserci presentati prima. Quello che conta è il filo che ci sostiene e ci porta avanti. Siamo tutti anonimi cittadini seri, non iscritti a partiti, assolutamente anarchici al massimo livello in totale disaccordo con ciò che sono stati i vari gruppi armati che hanno calpestato la nostra penisola: Br, Nar eccetera eccetera. Schifati certamente dalle varie logge massoniche e contro perfino lo sventato e mai iniziato golpe borghese, da piazza Fontana al povero Marco Biagi. Noi non saremmo mai andati sui regionali a sparare a chi sta facendo il proprio dovere per 1550 euro o a sterminare ignari e innocenti viaggiatori sia sull'Italicus sia alla stazione di Bologna".

Ecco invece qual è l'obiettivo: "E' molto più attuale, composto da emeriti delinquenti che si sono già mangiati pezzi d'Italia e con il loro stipendio e i soldi che continuamente rubano si potrebbero certamente raddoppiare la pensione attuale a tutti gli italiani indigenti e ne avanzerebbe ancora. Emeriti delinquenti che veramente è provato da noi personalmente si accordano per non toccare assolutamente il loro stipendio e i loro privilegi ma poi pubblicamente fanno l'altra parte di commedia, quella di pensare al popolo, ma non è così. Ricordatevi che tre di noi hanno visto il film dalla cabina della proiezione. Noi non leggiamo i giornali che tra le righe della cronaca cercano di inculcarci strane idee e tutte sbagliate".

Poi attaccano il finanziamento pubblico ai partiti: "E' uno dei primi cancri dell'Italia, ma che tutti i partiti usano per la loro posizione. Ladri con titoli accademici dello Stato italiano. Crediamo che dopo il lavaggio, coloro che si avvicenderanno al posto dei mancanti siano così lungimiranti da pensare di imparare la lezione e ogni tanto meditare sul fatto che se il nostro gruppo rimanesse sempre attivo potremmo rimuoverli senza attendere elezioni di alcun tipo. Siamo sicuri che mentalmente qualcuno, qualche milione ci farà un elogio se non un virtuale monumento poiché se qualcuno non comincia mai non si cambierà mai. E non vorremmo mai che la compagnia si ingrossasse molto. Noi a Cuba siamo stati ma sempre a imparare, e soprattutto ad ascoltare le strazianti storie vere degli anziani e di questo abbiamo fatto tesoro".

Il volantino si chiude con una vera e propria dichiarazione di guerra: "Siamo schifati del momento politico italiano. Siamo convinti che serva un bel botto dimostrativo di quelli che serve molto tempo per poterlo dimenticare e e e e. Scagliamo la prima pietra, non perché siamo senza peccato ma perché i destinatari delle pietre sono colpevoli di essersi mangiati l'Italia. I destinatari di questo scritto non sapranno mai il nome degli altri destinatari ma si spera che di ciò facciano l'uso discrezionale che credono. Noi ci faremo sentire, in guerra tutto è lecito per noi. E' guerra, vinca il migliore". Tratto interamente da “Affari Italiani

giovedì 20 ottobre 2011

Amanda picchiata dalla polizia ma anche lei ha fatto degli errori

Parla Kurt, il padre della giovane americana dichiarata innocente nel processo d'appello per l'uccisione di Meredith Kercher. "Dopo il delitto le avevamo detto di tornare a casa e lei non ha voluto" dal nostro inviato ANGELO AQUARO Amanda Knox con il padre Kurt - Per tirare fuori sua figlia dall'incubo si è indebitato "per una cifra da sette zeri e passa". Ma ora che quell'orrore è finito - e lui, confessa, è ormai "finanziariamente dissestato" - si è finalmente convinto della verità. Un classico di qui: "Follow the money". Seguite la pista del denaro. "Sì" dice Curt Knox sul portico della casa di Arbor Height dove ancora sventola lo striscione "Bentornata": "Amanda ha pagato per una questione di soldi". Signor Knox, che cosa c'entra il denaro in questa storia? "Amanda non è mai stata così terrorizzata come durante quell'interrogatorio con la polizia italiana. Amanda è stata picchiata. Alla fine l'ha riconosciuto pure quel procuratore di cui preferirei non fare il nome: nell'ultima arringa ha detto che poteva essere stata in qualche modo urtata. La verità è che volevano semplicemente terrorizzarla". Sta parlando di persecuzione? "Sto dicendo che sulla polizia c'è stata una pressione tremenda per trovare comunque un colpevole. E lei era il personaggio ideale per realizzare quella loro teoria. Venduta subito alla stampa". Ma che c'entra il denaro? "Una città come Perugia non poteva permettersi quella terribile pubblicità. Immaginate il terrore delle centinaia di migliaia di genitori che spediscono i figli laggiù. Immaginate che cosa può significare economicamente per quella città. Lì gli studenti sono tutto. Amanda sarebbe potuta andare a Roma e aveva deciso di fermarsi lì solo tre mesi per trovare maggiore concentrazione. Una città del genere non può permettersi di perdere la propria immagine così". Amanda vittima del bisogno di trovare un colpevole. Amanda protagonista perfetta di quella teoria: anche troppo. Non le rimprovera niente? Nessun errore? "Non so se possiamo parlare di errori. Però." Però? "La terminologia. Le parole usate. Il linguaggio del corpo. Perfino quell'sms spedito a Patrick Lumumba: 'Ci vediamo'. Diciamo che Amanda è stata un po' troppo naive. Sì, ingenua. Ha peccato di percezione. In fondo aveva solo vent'anni: e nei suoi comportamenti non si rendeva conto delle profonde differenze culturali tra Italia e America". Si riferisce ai sorrisi in aula? Allo show con la maglietta "All You Need Is Love?". "Anche molto prima del processo: durante l'inchiesta. Subito dopo il delitto le avevamo detto: torna. E lei: ma no. Anche il suo rapporto con la polizia. Lei è stata educata a essere collaborativa: civicamente responsabile. Come usa qui. Il rispetto del vigile del fuoco. Del poliziotto. Un sorriso per tutti. E il sorriso è sempre stata la sua arma. Tutto questo è stato utilizzato per costruirle addosso quel personaggio che non era. La party girl: ma qui non aveva neppure l'età per andare al bar. E poi quelle forzature della procura. Come nel caso del messaggino a Lumumba". "Ci vediamo dopo". "Appunto: ma in inglese "See you later" non è mica la certezza di un appuntamento. È un saluto: ci si vede. Come si fa a considerarlo una prova di un'intesa? Per fortuna alla fine la giustizia italiana ha dimostrato che il vostro sistema funziona". Sua moglie Cassandra dice che la prima notte a casa Amanda "è sprofondata a letto come una bimba". Preoccupato per come reagirà? Avrete bisogno di uno psicologo. "Vedremo.È una ragazza forte. Ma ora tutto il nostro focus è su questo: farle riconquistare una vita normale. Tante piccole cose che a noi sembrano semplici: passeggiare sull'erba, rivedere gli amici, fare il barbecue". Si sono già risentiti con Raffaele Sollecito? "Posso solo dire che Raffaele prima o poi verrà a trovarci qui". E voi ricambierete tornando in Italia? "Le prime parole che Amanda ha detto all'aeroporto sono state eccezionali: mi devo ricordare di parlare in inglese... Adora l'Italia. E prima o poi ci torneremo". Ha portato con sé qualche libro? Degli oggetti? "Qualche libro? Abbiamo spedito delle casse di roba. Di tutto. Comprese quelle tantissime lettere di sostegno ricevute in carcere". C'è già chi parla dei milioni di dollari che potrebbe ottenere raccontando la sua storia. C'è qualche accordo? "Nessuno. Ma non è questo il momento. Amanda deve riprendere gli studi. Sì, continuare a studiare anche l'italiano. E soprattutto ha bisogno di ritrovare la sua vita interrotta. Anche per questo abbiamo deciso di trascorrere i primi tempi in famiglia. Le prime persone che ha voluto rivedere sono le sue cuginette: l'ultima volta avevano appena un anno. Si deve riabituare alla vita". E alla sua mamma e al suo papà. "Qui nello stato di Washington ci sono due riti di passaggio. La patente a 18 anni. E a 21 la prima bicchierata. Voglio prendermi Amanda e restituirle anche questo rito che le era stato rubato. A che età cominciate in Italia?". (06 ottobre 2011). Post pubblicato da "La Repubblica.it"

Assolti Amanda Knox e Raffaele Sollecito

La Corte d'assise d'appello di Perugia la sera del 3 ottobre 2011, dopo undici ore di camera di consiglio, ha pronunciato la sua sentenza. Amanda Knox e Raffaele Sollecito, condannati in primo grado a 26 e 25 anni di reclusione (leggi la notizia) per l'omicidio della studentessa britannica Meredith Kercher uccisa il primo novembre del 2007, sono stati assolti. Amanda e Raffaele liberi, assolti con formula piena - il video Amanda Knox, il verdetto finale: 'Sono innocente' - il video La Corte, presieduta dal giudice Claudio Petrillo Hallmann, ha accolto tutte le obiezioni sollevate dalla difesa e si è fidata degli ultimi periti super partes i quali hanno messo in discussione i test genetici, effettuati sul coltello e sul gancetto del reggiseno di Meredith, su cui si basava la sentenza di primo grado. Il delitto di Perugia vede dunque un solo condannato: Rudy Guedé, per lui 16 anni di carcere in via definitiva. La notizia dell'assoluzione di Amanda e Raffaele, anche se ha suscitato molte polemiche e duri commenti, non è stata un fulmine a ciel sereno. In molti se lo aspettavano. L'enorme attenzione mediatica sul processo, la guerra di perizie in seguito alla quale la posizione dei due imputati si era alleggerita. Tutto sembra aver contribuito a spianare la strada verso l'assoluzione. La Knox e Sollecito ieri hanno parlato davanti ai giudici. Lei è apparsa più tesa, lui più tranquillo. Ma entrambi non hanno celato l'esultanza alla lettura della sentenza che ha ribaltato il verdetto di primo grado sull'omicidio della studentessa britannica avvenuto ormai quattro anni fa. La Knox si è lasciata andare in un pianto a dirotto, Sollecito ha abbracciato a lungo il suo avvocato, Giulia Bongiorno. Ma fuori dal tribunale è esplosa un'aspra contestazione. Nei confronti dei giudici e degli avvocati si sono levate le grida: 'Vergogna, bastardi, venduti'. Per Amanda e Raffaele assoluzione con formula piena 'per non aver commesso il fatto'. Secondo i giudici non sono stati loro ad uccidere Meredith. La Knox è stata riconosciuta colpevole solo di calunnia nei confonti di Patrick Lumumba e per questo condannata a tre anni di reclusione, già scontati. Dopo quattro anni di detenzione i due ragazzi sono tornati in libertà. E oggi Amanda a bordo di un jet privato ritorna negli Stati Uniti. Per l'accusa quella pronunciata dai giudici della Corte d'assise d'appello di Perugia è stata una sentenza ingiusta. Il pm Giuliano Mignini, il magistrato che ha coordinato dall'inizio le indagini della polizia, ha così commentato: 'Sono certo che la Cassazione farà giustizia della sentenza di questa sera'. Aggiungendo: 'E' stata una Caporetto dell'informazione. Mai visto una tale pressione mediatica, non si può andare avanti così'. A un'ora dalla sentenza ha parlato la famiglia di Meredith. Questo il commento rilasciato: 'Rispettiamo la decisione dei giudici ma non comprendiamo come sia stato possibile modificare completamente la decisione del primo grado'.